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  Il rubino: il sangue della madre Terra 

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Scheda tecnica

 

Il rubino è un corindone (Al2O3) che deriva da kuruvinda (sanscrito) o da kurund (hindi), espressioni usate per indicare pietre dalla durezza elevata. Cristallizza nel sistema trigonale,  peso  specifico:  3.9 - 4.2,  durezza:  9   (Mohs),     indici   di   rifrazione:  e  =  1.761,   w  =  1.77,  frattura  da concoide a irregolare, sfaldatura assente, pleocroico.

 

La denominazione "rubino" deriva dal latino "rubens = rosso" e rappresenta una delle gemme più usate e note nell'antichità. Presentano diverse tonalità dal rosa delicato al rosso intenso; le più pregiate e rare sono quelle denominate color "sangue di piccione" descritte dalla letteratura orientale come "gocce di sangue della madre terra". Questa colorazione così intensa è da attribuire alla presenza di ossidi di cromo. Presenta pleocroismo, cioè variazione di colore al ruotare della pietra in luce trasmessa. Tale fenomeno è però individuabile solo lungo particolari direzioni soprattutto quando la tavola è tagliata parallelamente all'asse ottico. Il rubino può presentare asterismo, causato dalla riflessione della luce su sottilissimi cristalli aghiformi di rutilo che si dispongono lungo tre direzioni intersecantesi a 120°; particolarmente belli sono gli individui tagliati a cabochon.

 

Giacimenti storici sono quelli di Mogok (Birmania del nord), Chantaburi (Thailandia) e Pailin (Cambogia). I rubini tailandesi presentano una colorazione più scura e una tonalità oscillante da viola a rosso bruno a causa di una maggiore presenza di ferro. Particolarmente opachi sono i rubini accresciutisi nella roccia "zoisite verde" della Tanzania (Monti Matabu).

 

Nel secolo scorso la grande richiesta di corindone  ha determinato un'accelerazione alla preparazione dei sintetici. Nel 1891 nasce il metodo Verneuil che fonde della polvere di allumina in uno speciale forno con l'ausilio di una fiamma a idrogeno e ossigeno. Il materiale fuso ricristallizza su di una bacchetta di refrattario ruotante sotto forma di monocristalli cilindrici arrotondati superiormente. Sono riconoscibili al microscopio per la presenza di minute bollicine e striature curvilinee di accrescimento e di colore.

 

Altra tecnica è quella della "fusione con fondente", dove le inclusioni sono disposte su piani orientati in modo similare alle gemme naturali. Il riconoscimento è talvolta difficoltoso, anche se spesso sono osservabili  tracce del fondente utilizzato (a veli contorti, a pettine) e minuti aghi di platino del contenitore nel quale è stata realizzata la sintesi.

 

 

 

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